Cambiamento climatico e Produzione di olio Extra Vergine di Oliva
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Cambiamento climatico e Produzione di olio Extra Vergine di Oliva

Produzione di olio extravergine di oliva e cambiamento climatico: Un impatto negativo!

L’emergenza siccità e le lunghe ondate di caldo africano che hanno caratterizzato la primavera e l’estate 2022 impongono una riflessione sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici, sulla nostra vita, sulla sopravvivenza dell’agricoltura e l’esistenza stessa del nostro pianeta. I dati dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima parlano chiaro: il 2022 è l’anno più caldo rilevato in Italia finora. La drammatica carenza di precipitazioni, dimezzate rispetto allo scorso anno, ha messo fortemente in crisi le produzioni agricole nazionale, da Nord a Sud non risparmiando nemmeno le colture di olive per la produzione di olio EVO.

Temperature estreme: il 2022 anno da record!

Fino allo scorso anno, il 2018, con un’anomalia di 1,58 gradi sopra la media del periodo tra il 1971 e il 2000, era stato l’anno più caldo della storia. Il 2022 ha battuto il record, superando i valori registrati nel decennio precedente. La classifica attuale dei sei anni più caldi vede, in ordine il 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. Come è facile intuire, negli ultimi otto anni si sono verificati i primi sei anni più caldi di sempre. Dal 1981 a oggi l’aumento medio delle temperature è stato di 0,45 gradi ogni decennio. La maggior parte degli anni più caldi si colloca negli ultimi quattro decenni.

Futuro a rischio per un caldo così anomalo!

Il riscaldamento del clima è ormai una realtà di cui ogni giorno vediamo gli effetti. Anche il nostro Paese si sta riscaldando, in modo particolare
nell’ultimo decennio. I primi allarmi su valori di temperatura anomali sono iniziati infatti nel 2014. La conseguenza è una sempre più evidente tropicalizzazione delle nostre latitudini. Eventi meteorologici estremi, precipitazioni brevi ma intense ed escursioni termiche significative ne sono solo alcune dimostrazioni. Il record temperature conferma un quadro climatico allarmante di cui scienziati, politici e cittadini sono al corrente già da diverso tempo. La meteorologia non è in grado di fare previsioni affidabile sul lungo termine. Al momento il 2022, ha portato con sé temperature molto elevate in tutti i mesi. Fino ad oggi si è guadagnato il titolo di anno più caldo di sempre.

Caldo estremo: le conseguenze sulla produzione agricola.

Stiamo vivendo una situazione tragica in questo 2022, non solo per il caldo da record, ma anche per una delle più gravi siccità registrate negli ultimi anni. I fiumi stanno attraversando la condizione di magra più grave degli ultimi 70 anni, mettendo a rischio le produzioni industriali, agricole e l’approvvigionamento idrico.  Le ondate di caldo poi metteranno sempre più a rischio uomini e animali, ed avranno conseguenze negative sia sociali che sanitarie per tutti. La siccità ridurrà la disponibilità di coltivazioni ed aumenterà la frequenza e la gravità degli incendi. Infine, ci sarà da affrontare il problema dell’innalzamento del livello del mare, una vera e propria minaccia per le città costiere. L’agricoltura è altamente esposta al cambiamento climatico, poiché le attività agricole dipendono direttamente dalle condizioni climatiche.

Un’agricoltura sostenibile può aiutare a contrastare il cambiamento climatico!

L’agricoltura contribuisce al cambiamento climatico attraverso il rilascio di gas a effetto serra nell’atmosfera. Ma l’agricoltura può contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici riducendo le emissioni di gas a effetto serra sequestrando il carbonio e mantenendo al contempo la produzione alimentare.

 

A rischio la produzione di olio extravergine di oliva.

olive-rischio produzione olio evo

Causa temperature gelide o giornate eccessivamente calde ed infestazioni di parassiti, agricoltori e produttori si interrogano sul futuro dell’olio extravergine di oliva italiano. La storia dell’olivi in Italia è antichissima, risale a oltre 4.000 anni fa. Ora questa antica tradizione é a rischio. Gli uliveti, infatti, sono minacciati da un mix di fattori catastrofici: cambiamenti climatici, siccità e stress idrici notevoli. Il cambiamento climatico è la prima causa del calo nella produzione di olio d’oliva a livello mondiale negli ultimi 25 anni. Gelate improvvise e fuori stagione, siccità prolungata, temperature con picchi di 40° sono in grado di mettere a dura prova anche una pianta resistente come l’olivo. Secondo le stime di Coldiretti, il collasso della produzione olio di quest’anno sarebbe già costato agli agricoltori circa 1 miliardo di euro. Anche le stime della Commissione Europea prevedono un ampio calo di produzione di olio di oliva nell’eurozona nel 2022. Il cambiamento climatico incide, quindi, negativamente sulla produzione olivicola, perché è contraddistinto da eventi meteo estremi, la cui frequenza aumenta costantemente e la cui intensità spesso è distruttiva. Inoltre il cambiamento climatico è legato alla degradazione del suolo e all’inquinamento, con impatto negativo sulla produzione e favorisce lo sviluppo di patogeni e fitofagi. Il cambiamento climatico causa, quindi, forti stress idrici non solo per carenza ma anche per eccesso di acqua.

Gli effetti negativi del surriscaldamento globale sulla produzione di olio di oliva.

Se la temperatura media giornaliera è uguale o superiore ai 25 gradi, dal periodo di fioritura all’inolizione si ha un decremento lineare del contenuto in olio con l’aumento termico. Una ricerca argentina, per cercare di comprendere al meglio il fenomeno, ha riprodotto temperature estreme, in termini di massima, minima e media, studiandone l’effetto su parametri agronomici e qualitativi dell’olio extra vergine d’oliva.  Lo studio ha valutato che le variazioni di resa (peso secco del frutto e concentrazione dell’olio e le proporzioni dei principali acidi grassi nell’olio), si hanno  in ragione delle diverse dimensioni dell’oscillazione giornaliera della temperatura.
Ma il caldo può influire sensibilmente anche nella proporzione tra i singoli acidi grassi, con una diminuzione lineare dell’acido oleico con temperature medie giornaliere dai 16 ai 32 gradi centigradi.

Dati alla mano degli effetti negativi!

Il peso secco dell’oliva ha mostrato una tendenza alla diminuzione con l’aumentare della temperatura media, mentre la proporzione di olio nel frutto ha mostrato un rapporto significativo con l’ampiezza termica media giornaliera e più debole, ma significativo, con temperature medie giornaliere massime e minime. E’ quindi evidente che non vanno considerate solo le temperature massime raggiunte durante il giorno per valutare l’eventuale impatto sulla produttività e qualità dell’olio di oliva ma una serie di parametri climatici e meteo più
complessi, con particolare riferimento all’ampiezza termica.

Un futuro incerto per la produzione di olio di oliva.

Le previsioni catastrofiche spaventano soprattutto i piccoli produttori, che conosceranno una drastica riduzione di produzione. Affrontare le conseguenze del cambiamento climatico non è facile soprattutto per le piccole aziende, spesso a conduzione familiare. Mancano le capacità economiche e spesso la conoscenza tecnologica. Al contrario, le grandi aziende si sono già attivate a modernizzare la produzione per evitare il pericolo di essere in balia di tempeste, forti piogge, siccità o carenza d’acqua.

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